L'inibizione
nelle dinamiche relazionali
L'inibizione nelle dinamiche relazionali
Opero nel contesto della psicomotricità relazionale, secondo l'impostazione e la scuola di Andrè Lapierre. Per comprendere in quest'ambito il concetto di inibizione, ritengo importante mettere in evidenza un elemento fondamentale della relazione: ogni rapporto, prima ancora di essere un confronto di desideri, è un confronto di personalità, un gioco di potere intorno alla definizione dei ruoli.
Il contenuto della relazione, soprattutto nelle fasi iniziali, è sovente soltanto un pretesto che permette di definire o ridefinire le precedenze. Questo conflitto primario di poteri non è esplicito, e si gioca essenzialmente sul
registro non verbale: l'espressione tonica, la postura, il gesto, la tonalità del linguaggio sono messaggi che esprimono una sensazione di superiorità o di inferiorità, la qual cosa si traduce in un'attitudine di dominio
o di sottomissione, con tutte le sfumature che possono esistere tra questi due estremi.
Solo nel momento in cui l'individuo riesce a definire quale è il proprio potere nella relazione, potrà instaurare una proficua comunicazione
sul piano del contenuto: questa possibilità nasce dalla costruzione di una identità solida e affermata, generatrice di un sentimento di indipendenza e fiducia. Laddove invece l'individuo non è in grado di proporsi in questo
confronto, e si astiene dal gioco della definizione dei ruoli, perché ha una fiducia troppo scarsa nel proprio "potere", abbiamo un comportamento che può definirsi inibito.
Nel nostro lavoro abbiamo osservato come un utile
strumento di valutazione e di intervento sia l'osservazione e l'analisi dei processi e delle dinamiche di negoziazione.
Riteniamo, da un lato, che una scarsa capacità negoziale possa essere il segnale della presenza di un nucleo
problematico inibitorio; dall'altro, che l'acquisizione di maggiori competenze negoziali possa essere una strategia che permette al bambino di affrontare ed elaborare il suo problema. L'identità del bambino inibito si rivela fragile
e non gli permette di mettere in gioco i suoi desideri più reali e profondi. Attorno al nucleo problematico, identità e desiderio si collocano, così, in una relazione circolare, ove l'uno influenza e condiziona l'espressione
dell'altro, senza che sia possibile stabilire una interpunzione che determini una relazione di causa-effetto. Ipotizziamo quindi che la presenza di scarse competenze negoziali si ponga come indice e come elemento di raccordo tra la presenza
di un nucleo problematico, di una costruzione del Sé inadeguata e di un desiderio inespresso, o addirittura non riconosciuto, dunque inibito.
Diventa allora legittima l'ipotesi che sia proprio l'acquisizione di nuove competenze
negoziali ad aiutare il bambino nella costruzione di un'identità più adeguata e nel processo di riconoscimento ed espressione del proprio desiderio.
La negoziazione, in ambito psico-pedagogico, implica una capacità
di integrare il proprio desiderio con la realtà, le aspettative degli altri, le risorse ambientali, ecc; implica, cioè, la capacità di integrare il principio del piacere con il principio di realtà, onde poter costruire
attività che diano un piacere e una soddisfazione più profondi, capaci di creare situazioni evolutive più ricche.
Un "basso livello" di negoziazione è caratterizzato da una contrattazione nella quale un contraente
non è in grado di tenere conto del contesto comunicativo presente in quel momento, e nella quale lo scambio di comunicazioni o il conflitto verteranno non tanto sul "che fare" o sul "come farlo", ma piuttosto, prevalentemente e inconsapevolmente,
su una problematica definizione del contesto relazionale:
chi sono e cosa rappresento per gli altri?
cosa mi permetto e mi è permesso di dire o di fare?
chi sono e cosa rappresentano gli altri per me?
cosa si permettono e cosa gli è permesso di dire e di fare?
Questo aspetto della negoziazione, che definisce il contesto relazionale, possiamo chiamarlo metanegoziazione.
In sostanza siamo in presenza di una metanegoziazione quando pur pensando di comunicare sull'attività e si è invece
impegnati nel definire relazioni e ruoli. E' evidente che, in questo caso, l'attività non può decollare.
Nella fase di metanegoziazione spesso abbiamo osservato un bambino porre in atto una sorta di negoziazione con se stesso
alla ricerca delle proprie strategie comunicative; ci è sembrato, a volte, che il bambino si domandasse cosa poteva esprimere di sè e cosa no, e come.
Ci è sembrato, cioè, che contrattasse con se stesso una sorta
di autoriconoscimento e che sperimentasse ciò che si poteva permettere, contrattasse e sperimentasse l'accettabilità per sè delle sue proposte e delle sue richieste, per poi modularle rispetto alle risposte che incontrava.
In definitiva, ci è parso che la capacità di autoriconoscimento, di attribuirsi in qualche modo una identità, fosse il punto di partenza per accedere alla definizione di una reciprocità, senza peraltro poterci
dimenticare quanto siano fondamentali per il processo di costruzione del Sè i riconoscimenti che provengono dall'esterno.
In conclusione, riteniamo che, se si crea una impasse comunicativa a livello della metanegoziazione, questo
possa significare che il bambino è ancora immerso in una problematica inevoluta a livello della costruzione del Sè, dell'autoriconoscimento e dell'assunzione dei propri desideri consci o inconsci, e che, dunque, sia necessario
intervenire a questo livello.
Quando il bambino sarà in grado di fare evolvere le problematiche relative alla strutturazione dell'immagine di Sè rispetto agli altri, allora diventerà poco a poco capace di integrare i propri
desideri in modo che siano comunicabili e riconoscibili.
In altre parole, i suoi desideri e le sue aspirazioni, integrati nel contesto entro il quale vengono agiti, diventano negoziabili.
Avendo costruito, cioè, una relazione
di reciprocità sufficientemente buona con gli altri individui inseriti in quel contesto ed avendo definito il proprio ed altrui ruolo, il bambino è ora in grado di dedicare le sue energie e le sue attenzioni all'attività,
al gioco, ai suoi contenuti e alle sue regole.
Può allora passare dalla fase della metanegoziazione a quella della negoziazione vera e propria laddove ve ne sia bisogno.
Intendiamo per negoziazione vera e propria (o negoziazione
socio-cognitiva), quel processo attraverso il quale, in caso di disaccordo, una volta che sia stato definito un equilibrio soddisfacente rispetto alla relazione e ai ruoli, vengono scambiate informazioni atte a ricercare e a definire contenuti
e regole del gioco condivisi dai partecipanti.
Il processo negoziale sull'attività può dare luogo a tre soluzioni possibili:
1 il "sì", cioè l'accordo: i desideri ed i progetti dei diversi contraenti si incontrano e si integrano e l'attività può avere luogo con reciproca soddisfazione;
2 il "no", cioè il disaccordo: il rifiuto, la negazione si giocano comunque sulla proposta dell'altro, non sulla sua persona. L'altro, in questo caso, non viene disconfermato,
ma viene riconosciuto nella sua dignità di interlocutore: il messaggio trasmesso non è "tu non esisti", ma "non sono d'accordo con te". Questo permette, comunque, che vi sia comunicazione sulle differenze e quindi, se necessario,
la possibilità della ricerca di un nuovo e diverso accordo; o, se non altro, la accettazione di una contingente "separazione consensuale".
A volte ciò che viene messo in discussione da una situazione di disaccordo e, quindi,
di conflitto non è la semplice possibilità di condividere un gioco, quanto piuttosto l'equilibrio raggiunto sul piano della reciprocità affettiva e dei ruoli di potere. Il conflitto sull'attività diviene, dunque,
pretesto per una nuova fase di metanegoziazione in cui venga ridefinita la natura della relazione. Solo dopo questa ridefinizione è possibile riaprire la fase di negoziazione vera e propria. (Vedasi grafico)
3 il "cambiamento", o l'adeguamento del desiderio e del progetto al desiderio e al progetto dell'altro, senza, peraltro, rinunciare al proprio. E' questo cambiamento che permette
una vera valorizzazione ed integrazione delle differenze, che permette di costruire attività di tipo cooperativo che sono, dal punto di vista delle interazioni sociali, le più significative.
Una negoziazione ben riuscita
si riconosce facilmente dall'atteggiamento dei bambini che dimostrano interesse, attenzione, motivazione, piacere alla partecipazione, passione per la discussione. Le attività fluiscono con continuità e presentano, generalmente,
una "struttura narrativa" ben delineata e tendono ad esaurirsi solo quando hanno esaurito il loro significato e sorgono nuove esigenze rispetto alla definizione della situazione.
Affinchè sia possibile il passaggio da un livello
metanegoziale ad una negoziazione vera e propria, è necessario che il bambino inibito, attraverso l'attività psicomotoria, venga aiutato ad elaborare correttamente la propria pulsione aggressiva: è questa una tappa del
processo di individuazione necessario alla conquista della identità.
Sappiamo che la fase di opposizione, la fase del "no", non è che una prima tappa. Questa prima tappa è tuttavia necessaria per segnare la rottura,
la differenziazione, l'individuazione del Sé. Essa permetterà l'emergere progressivo di un desiderio indipendente e lo stabilirsi di una relazione equilibrata che è negoziazione tra due desideri. Il "no" precede e condiziona
il "si".
In seguito "l'educazione e il confronto con il principio di realtà lo porteranno a esprimersi attraverso modalità secondarie e obbligheranno il bambino a scoprire, in funzione delle esperienze vissute, strategie
multiple che gli permetteranno non solo di affermarsi di fronte agli altri, ma anche di fare le connessioni necessarie per essere accettato, riconosciuto… e, se possibile, amato. (Andrè Lapierre )".
Dott. Carlo Petitti
Bibliografia
C. Petitti - P. Bergonzoni - Quasi quasi gli sparo -L'Autore Libri Firenze - Firenze, 1995
L. Bonica - Empatia,potere e curiosità - Juvenilia, Bergamo 1984
Lapierre - L'adulto di fronte
al bambino - SIT Editrice TV
G. Pesci - Il corpo nella relazione - Armando Editore, Roma 1991
J. Winkler - Guida alle tecniche di negoziazione - Franco Angeli, Milano 1990